Chi non ha mai sentito parlare dei temibili “terribili due”?
Gli inglesi la chiamano “terrible two”, una fase che spesso i genitori che hanno figli di età compresa tra i 18 e i 36 mesi, imparano a conoscere sulla propria pelle. Si tratta infatti di una fase evolutiva che mette a dura prova i nervi dei genitori più pazienti e calmi.
Vi state di sicuro chiedendo che fine ha fatto quel fagottino dolce e tenero che non faceva altro che dormire, bere il latte, e fare pipì e popò? Sì, perché all’improvviso il vostro bimbo urla, scalcia, si butta per terra in una crisi di pianto inconsolabile, e l’unica parola che sa dire è NO!
Niente paura, siamo proprio nella fase dei terribili due e come ogni periodo, la cosa rassicurante è che hanno un inizio, uno svolgimento e una fine.
Terribili due: i NO che simboleggiano paure e insicurezze
Non è solo una lotta di potere fatta di NO e capricci, quella dei bambini che attraversano la tanto temuta fase dei terribili due; spesso, infatti, i genitori tendono a pensare che i figli li vogliano sfidare ma in verità si tratta solo di un modo diverso di esprimere le emozioni, in un delicato passaggio evolutivo della loro vita. I bambini mostrano attraverso queste apparenti sfide, le proprie insicurezze e paure che si celano dietro ad un desiderio di scoperta del mondo; imparano a riconoscersi come individui distinti dalla mamma, ma allo stesso tempo devono trovare gli strumenti per controllare una rabbia crescente, e gestire le frustrazioni derivanti da questi sbalzi emotivi.
Il compito dei genitori è quello di stare vicino al proprio bambino, offrendogli strategie e soluzioni per padroneggiare questa vera e propria furia emotiva.
Ma quanto durano questi terrible two?
I terribili due: quanto durano?
Il primo consiglio è quello di fare un bel respiro profondo e provare a vivere questa fase evolutiva in modo sereno, prima o poi capita a tutti i genitori di toccare il traguardo dei terribili due; non c’è una regola sulla durata, di solito dura pochi mesi, al massimo un anno, ma nel giro di qualche settimana la situazione dovrebbe migliorare. I genitori imparano a comprendere e ad affrontare questa faticosa fase evolutiva, importante per lo sviluppo del proprio bambino, trovando delle strategie per alleggerire un po’ alla volta queste nuove fatiche.
Gestire i terribili due: le strategie che i genitori possono adottare
Prima di tutto i genitori devono armarsi di tanta pazienza ed essere forti, gli sbalzi di umore dei bambini in questo periodo saranno frequenti e improvvisi; con un po’ di palestra i genitori riusciranno anche a prevedere e anticipare tutte quelle situazioni che sappiamo potrebbero scatenare queste crisi improvvise.
Meglio evitare luoghi chiusi ed affollati e realtà troppo stimolanti che possono stancare emotivamente il bambino rendendolo nervoso; da preferire sono gli spazi all’aperto dove il bimbo può sperimentare le proprie competenze motorie attraverso il gioco all’aria aperta che aiuta a migliorare l’umore e stanca in maniera sana.
1. Distraete il vostro bambino
Distrarlo è la chiave giusta per cercare di fargli fare qualcosa che non intende assolutamente fare o spezzare una crisi di pianto inconsolabile. Possiamo anche inventare qualcosa che ribalti la solita routine, per distoglierlo e riacquistare la calma che serve in quel determinato momento.
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2. Scoprite la concentrazione nei terribili due
Anche la concentrazione è un’arma che potete usare per interrompere il capriccio del vostro bambino. Catturando la sua attenzione con quello che vi capita sott’occhio al momento “guarda quella coccinella quanto è piccola e che zampine minuscole ha”, vi aiuterà e vi stupirete di come smetterà di piangere all’improvviso, dimenticandosi il motivo che ha scatenato la crisi di nervi.
3. Regole poche ma buone
Dare poche regole serve a non confondere il bambino e a non farlo sentire limitato in ogni cosa, è bene però essere estremamente rigidi sulle regole stabilite, senza transigere anche in caso di pianto.
4. Date alternative concrete
Offrire una scelta può essere un modo per aiutare il bambino ad uscire da una crisi di pianto, a patto però che questa scelta si possa mantenere. Questo sistema aiuta il bambino a sentirsi più autonomo senza fornirgli troppe alternative che spesso portano solo più confusione.
5. Affrontare le emozioni
Parlare delle sue emozioni trattandolo come un pari e adottare parole e concetti che sono di facile comprensione per lui aiuta molto; ci sono numerosi libri sul tema che possono aiutare ad intraprendere insieme questo percorso di elaborazione delle emozioni.
Capita spesso che questi capricci fuori controllo capitino in luoghi pubblici, mettendo ancora più a dura prova i nostri nervi, perché ci sentiamo osservati e forse un po’ giudicati dalle altre persone; anche in questo caso mai perdere la calma alzando la voce o ostentando un’eccessiva autorità, il nostro compito è quello di calmare il nostro bimbo attraverso un caldo abbraccio consolatorio, e porre dei limiti per la loro sicurezza.
In fondo loro si stanno solo impegnando a crescere!