I capezzoli introflessi sono una condizione abbastanza comune, in cui l'intero capezzolo punta verso l'interno invece che verso l'esterno. Sia uomini che donne possono riportare questa condizione, su uno solo o entrambi i capezzoli. È possibile che si verifichi anche solo la retrazione del capezzolo, ovvero in cui solo una parte del capezzolo è rivolta verso l'interno.
In genere, questa condizione è solo un problema estetico e non causa alcuna complicazione medica. Tuttavia, alcune donne con i capezzoli introflessi possono avere difficoltà ad allattare. Basta osservare: se i capezzoli hanno sempre avuto questo aspetto, non rappresenta una condizione medica da trattare. Ma se il problema è sorto di recente, allora potrebbe essere un sintomo di neoplasia. Ma procediamo con ordine.
Come capire se si hanno i capezzoli introflessi
È necessaria una distinzione: i capezzoli piatti non sporgono dall’areola (l'area più scura che li circonda), anche se stimolati, mentre un capezzolo introflesso si rivolge verso l’interno e non fuoriesce, nemmeno se stimolato. Se non siete certe se il vostro capezzolo sia introflesso o no, fate la prova del pizzicotto: comprimete delicatamente il seno, con il pollice e l'indice su entrambi i lati dell'areola. La maggior parte dei capezzoli sporgerà, ma se il vostro si ritrae verso l'interno, creando un incavo, allora è introflesso.
Quali sono le cause dei capezzoli introflessi?
I capezzoli introflessi sono spesso congeniti, ovvero sono presenti sin dalla nascita. Questa condizione può derivare da dotti lattiferi che non si sviluppano completamente e non sono da curare, in quanto non rappresentano una patologia.
Al contrario, se occorrono in età adulta, questa condizione è conosciuta come inversione o retrazione acquisita del capezzolo. Le sue cause, che vanno da lievi a gravi, possono prevedere:
Cancro al seno: che può includere una forma rara, nota come malattia di Paget del capezzolo.
Malattia fibrocistica del seno
Ectasia del dotto mammario, che consiste nell'allargamento di un condotto del latte e nell'ispessimento delle pareti, con conseguente ostruzione del condotto galattoforo.
Cicatrizzazione o perdita di grasso nell'area a causa di traumi o interventi chirurgici.
Mastite periduttale: infiammazione e infezione di un dotto latteo ostruito, spesso causata da ectasia del dotto.
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Capezzoli introflessi: quando rivolgersi a un medico?
In alcuni casi, i capezzoli introflessi possono rendere l’allattamento una vera sfida; in rari casi, sono sintomo di tumore al seno. Se notate un improvviso cambiamento nell'aspetto dei vostri capezzoli, consultate il vostro medico il prima possibile per fare un controllo.
Capezzoli introflessi e allattamento: una sfida possibile
Con i capezzoli introflessi spesso si può anche allattare al seno: ricordiamo infatti che il neonato non si attacca solo al capezzolo, ma a una porzione più ampia di seno, che comprende anche parte dell’areola. Nei primissimi giorni di vita, quando la bocca del piccolo è ancora minuscola e non ancora allenata, la suzione potrebbe essere meno efficiente nel nutrimento del bambino, in quanto il capezzolo potrebbe non assolvere al compito di stimolare il palato, innescando il riflesso di suzione. Questo potrebbe significare problemi nell’attaccarsi alla mammella o attaccarsi, ma successivamente staccarsi subito, ostacolando il trasferimento del latte dal seno alla bocca del piccolo.
Come si prepara il capezzolo in gravidanza?
Mentre trascorrono i mesi della gravidanza, potreste notare che i vostri capezzoli iniziano a sporgere da soli. In caso contrario, potete utilizzare i modellatori per capezzoli, dischi in silicone morbidi e flessibili che si adattano discretamente all'interno del reggiseno e esercitano una leggera pressione sui capezzoli, aiutandoli a uscire fuori dalla loro sede. Possono essere indossati a partire dalla trentaduesima settimana in una gravidanza non a rischio, cominciando a indossarli per un'ora al giorno e aumentando, fino anche a otto ore.
In caso di rischio di parto pretermine, l’utilizzo di questi dispositivi va concordato con un medico, in quanto la stimolazione del capezzolo può provocare contrazioni.
Post parto, si possono continuare a utilizzare i modellatori per capezzoli, indossandoli dai 30 ai 60 minuti prima dell’allattamento.
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Come aiutare il bambino ad attaccarsi ai capezzoli introflessi?
Se il bambino pare succhiare il dito, ma non sembra interessato al seno, è segno che il capezzolo potrebbe non raggiungere il suo palato quando si attacca. In tal caso, ci sono diverse tecniche che si possono usare appena prima di ogni poppata per dare una forma estroflessa ai capezzoli e consentire al piccolo di attaccarsi alla mammella. Eccole:
pizzicare il capezzolo tra il pollice e l'indice per incoraggiarlo a sporgere
comprimere il seno appena dietro l'areola con le dita a forma di "V" o "C" per spingere il capezzolo verso l'esterno
strofinare il capezzolo con un impacco freddo o un cubetto di ghiaccio per ottenere l’erezione
estrarre manualmente il capezzolo o con un tiralatte per un paio di minuti prima di una poppata
usare un paracapezzolo, un dispositivo di silicone sottile e flessibile, a forma di capezzolo, appunto, con dei fori sulla punta per permettere il passaggio del latte. La sua forma è studiata per stimolare il palato e favorire la suzione. Man mano che l’allattamento prosegue, e man mano che la produzione di latte aumenta, il paracapezzolo potrebbe anche non servire più.
Come allattare con il piercing al capezzolo?
Il piercing al capezzolo va rimosso prima di allattare in quanto è un pericolo di soffocamento per il bambino, che potrebbe anche farsi male alla lingua, alle gengive o al palato mentre succhia. L’influenza sulla capacità di allattare dipende da soggetto a soggetto: per molte donne il capezzolo diventa più sensibile, altre riscontrano delle perdite di latte dal foro generato dal gioiello; altre ancora invece credono che la cicatrice da piercing ostacoli la fuoriuscita del latte. In questi casi, è bene farsi seguire da un’ostetrica o dal medico.
Prendersi cura dei propri capezzoli introflessi
I capezzoli introflessi potrebbero richiedere delle cure maggiori rispetto a un capezzolo normale, in quanto il bambino potrebbe succhiare con più voracità, causando più dolore durante la suzione. Inoltre, ritirandosi dopo la poppata, bisogna ricordarsi di asciugarli bene per scongiurare il rischio di infezioni, incluso il mughetto.
E se non riesco ad allattare con i capezzoli introflessi?
Se avete provato di tutto e l’allattamento al seno non funziona, la cosa più importante è che il bambino si alimenti. Quindi, potete provare un allattamento con latte artificiale o usare un tiralatte elettrico.
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Consigli utili per allattare con il capezzolo piatto
STIMOLARE IL CAPEZZOLO
È possibile che si riesca a far uscire il capezzolo stimolandolo delicatamente. Provate a ruotare delicatamente il capezzolo tra il pollice e il dito o a toccarlo con un panno freddo e umido.
Altrimenti provate con la tecnica Hoffman (alcuni studi dimostrano che questa tecnica migliora efficacemente il tipo di capezzolo e la qualità dell'allattamento).
La tecnica Hoffman:
Posizionare l'indice e il pollice su entrambi i lati del capezzolo.
Premere con forza le dita nel tessuto mammario.
Allungare delicatamente l'areola in ogni direzione.
Ripetere cinque volte ogni mattina (se il processo risulta indolore).
CONTROLLARE IL PANNOLINO
Potete assicurarvi che il vostro bambino riceva abbastanza latte materno controllando il pannolino. Nelle prime settimane di vita il neonato dovrebbe avere sei o più pannolini bagnati al giorno e tre o più pannolini con pupù al giorno.
SPREMITURA A MANO
Se il seno risulta molto gonfio di latte e duro, il capezzolo può appiattirsi. Spremere a mano un po' di latte può ammorbidire il seno in modo che il bambino possa attaccarsi più facilmente.
Come fare?
Con una mano stringere il seno, con l'altra fate una forma a "C" con il pollice e l'indice vicino all'areola, ma non su di essa.
Spremere delicatamente e rilasciare la pressione.
Circa il 10 - 20 % nasce con i capezzoli introflessi.
Ecco alcuni consigli utili:
pizzicare il capezzolo tra il pollice e l'indice per incoraggiarlo a sporgere;
comprimere il seno appena dietro l'areola con le dita a forma di "V" o "C";
strofinare il capezzolo con un impacco freddo o un cubetto di ghiaccio;
estrarre manualmente il capezzolo o con un tiralatte per un paio di minuti prima di una poppata
usare un paracapezzolo, studiato per stimolare il palato e favorire la suzione.
Al contrario di come si possa pensare, per scoprire se si ha il capezzolo introflesso o piatto, non basta osservarlo, bensì è necessario premere l'areola con le dita da entrambi i lati (distante dal capezzolo). Se il capezzolo non sporge, allora significa che è piatto, mentre se si ritrae nel seno è introflesso.
Può capitare durante la gravidanza e nella prima settimana dopo la nascita del bambino. Allattare con i capezzoli piatti è possibile, basta solo un po' di tempo e di pazienza in più.